Nuovo stop, questa settimana, alla Legge Quadro per la Mobilità Ciclistica, di cui ci si allontana una volta di più l’approvazione (mentre si corre a grandi passi verso fine legislatura). Bloccata, una volta di più, dal mancato via libera del ministero dell’Economia e delle Finanze (i cui tecnici sostengono che non avrebbe copertura finanziaria), la legge, di cui trovate qui l’impianto iniziale, è stata ritirata dall’agenda dei lavori parlamentari.
Schizofrenie di governo. Per un ministero, quello dei Trasporti e delle Infrastrutture, che ha inserito organicamente il sistema delle Ciclovie turistiche nazionali nell’allegato al DPEF 2017, e ne ha previsto cospicui finanziamenti, ce n’è un altro che conta assai e tiene sotto scacco una legge che finalmente libererebbe energie per incidere, anche a livello locale, nelle politiche di mobilità urbana.
Riproponiamo pari pari quello che scrivevamo su BC un anno fa, in occasione del precedente stop della Legge Quadro, e con analoghe motivazioni, alla Camera: “Prima o poi qualcuno riuscirà a mettere in testa al ministero i dati che arrivano da Copenaghen: un km di infrastruttura bici genera 42 centesimi di guadagno ad ogni ciclista che lo percorre; lo stesso tratto, al servizio delle auto, una perdita di 3. Matematico. Ma troviamo il modo di farglielo capire alla svelta; perché – diceva l’economista John Maynard Keynes – nel lungo andare saremo tutti morti.”
Altrimenti finirà che l’Italia porterà i suoi piccoli fiori all’occhiello del ‘Belpaese’, ciclovie al servizio di viaggiatori che non si vedranno, perché un paese che tiene all’angolo la bici non genera neppure cicloturismo. E le nostre città continueranno a soffocare sotto un modello di mobilità insostenibile. “A pochi giorni dalla chiusura dalla Settimana Europea della Mobilità – ha fatto notare Giulietta Pagliaccio, presidente Fiab – in cui il Ministero dell’Ambiente è stato splendidamente assente”.